Questo il titolo di un bell’articolo di Alberto Celata apparso su «La Nazione» di sabato 7 maggio, a proposito del progetto portato avanti congiuntamente da Caritas e Solidarietà è Crescita: quello di cambiare in maniera diametrale la maniera di percepire la “questione migranti”, nella visione della comunità di arrivo, e prima ancora in quella che loro hanno di se stessi. Parliamo ancora di integrazione, della difficoltà di fare fronte a un fenomeno complesso e composto di molte sfaccettature. È indubbio che l’opinione pubblica sia abituata a considerare il flusso e l’inserimento dei “migrantes” nella società come un fatto problematico, ma è altrettanto legittimo provare a visualizzare il fenomeno dal punto di vista dei suoi protagonisti: disorientamento, difficoltà a rimettere assieme le fila di un discorso organico sulla propria vita sono realtà purtroppo estremamente diffuse.
Proprio per questo Caritas e Solidarietà è Crescita hanno dato il via a un progetto volto a una fondamentale trasformazione, da “problema” a “risorsa”, proponendo ad alcuni giovani rifugiati ospitati nelle strutture gestite dalla Cooperativa di dedicarsi ad attività di volontariato alla Caritas diocesana. “Un progetto che portiamo avanti, come cooperativa, sia con la Caritas che con il Ceis, associazione di volontariato che ci consente di avere la copertura assicurativa per questi ragazzi. Ed è un’iniziativa – chiude Brugi (presidente di Solidarietà è Crescita, ndr) – che i ragazzi stanno svolgendo con entusiasmo e con grande impegno.”
Vi rimandiamo all’articolo completo.