Risponde il presidente dell'Associazione Le Querce di Mamre

A cura di Fabio Sciarretta

In risposta all’articolo “Famiglie e criticità sociale” di Enzo Capitani parla il presidente dell’Associazione “Le Querce di Mamre”.

 

Caro Enzo,
nell’organizzare la mia risposta parto dalla famiglia che a mio modo di vedere rappresenta l’unità minima di una comunità, spazio territoriale e relazionale all’interno del quale dovrebbero svilupparsi e realizzarsi nuove idee di convivenza civile. Perché senza una dimensione comunitaria non è fattibile, in questo momento storico, pensare di risollevare la situazione a livello socio-economico. Pertanto, in primo luogo occorre maggior coesione e partecipazione a livello comunitario, dove per comunità intendo sia i soggetti privati (famiglie, singoli individui e aziende), sia i soggetti pubblici, segnatamente quelli che si occupano del sistema di supporto socio-economico.
La questione è che nella società individualistica, nessuno si rende conto di essere responsabile del disagio degli altri (non preoccuparmi dell’altro e dei suoi problemi perché distanti da me, mi rende corresponsabile del suo destino e forse anche del mio in futuro). L’obiettivo primario è dunque di ritrovare la solidarietà verso gli altri come è sempre avvenuto durante le grandi calamità (guerre, catastrofi naturali, ecc.). La solidarietà è il collante che dà forma alla comunità.

Questa breve premessa era necessaria per arrivare a prendere in esame le criticità sociali da te indicate.
Per quanto riguarda l’accoglienza notturna, a mio modo di vedere le strutture presenti a Grosseto sono insufficienti: il dormitorio in via De Amicis è aperto soltanto tre mesi l’anno e il solo Cottolengo non può bastare ad accogliere la crescente domanda di ospitalità. Inoltre, è un dato di fatto che il bisogno emerge sempre di più nel momento in cui è maggiore l’offerta. Ad esempio lo scorso anno, quando il Cottolengo è stato riservato alle sole donne, si è registrata una presenza di ben 14 ospiti in tre mesi! Si potrebbe iniziare a considerare sufficiente l’offerta della città di Grosseto se via De Amicis fosse aperta per tutto l’anno (e gestita in modo differente) e quando sarà disponibile la Casa della Carità presso la Parrocchia dell’Addolorata. Allora sarebbero messi a disposizione: 8 posti a Barbanella, 4 al Cottolengo, 5 posti all’Addolorata (da dividere tra uomini e donne). Mancherebbe tuttavia una struttura di secondo livello, anche a pagamento (un minimo canone mensile), per dar modo ad un certa tipologia di persone (neoarrivati con prospettive lavorative, persone che si trova a passare un momento di crisi, ecc.) di reinserirsi in maniera graduale (3/6 mesi di tempo).
Sul poggio e sul quartiere di via sforzesca, c’è poco da dire. Concordo con te circa l’intervento di animazione territoriale, ma è di nuovo una questione di politiche socio-urbanistiche che andrebbe affrontata. Relegare persone che affrontano evidenti problemi sociali in determinati luoghi è controproducente e senza senso. Tu mi dici che in via sforzesca la situazione è migliore di quella al Poggio, ma è anche vero che la forte presenza di microcriminalità minaccia la possibilità di uscire dal disagio.
Quanto agli sfratti, ahimè, tocchiamo il vero problema che attanaglia la “nostra” città: che non è la mancanza di lavoro, ma è invece la mancanza di politiche del lavoro e dell’accompagnamento come hai giustamente scritto tu. Ma mi domando, come sia possibile che una persona si rivolga a me solo dopo che ha ricevuto uno sfratto ingiuntivo a seguito di 10-12 mesi di mancato pagamento?
Non possiamo incidere su questi temi se non troviamo il modo e gli strumenti per accompagnare le persone e lavorare in rete in maniera efficace, non sulla carta, né tantomeno a parole.
Ecco a Grosseto non vi è alcun servizio che garantisca un vero accompagnamento e soprattutto manca la capacità di progettazione per affrontare i problemi.
Non so se ti ho annoiato, ma avevo in mente questa risposta da qualche giorno. Stiamo lavorando molto bene e bisogna continuare a farlo.
Buon lavoro,
Fabio Sciarretta

]]>

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *