Risponde il presidente dell'Associazione Le Querce di Mamre

A cura di Fabio Sciarretta

In risposta all’articolo “Famiglie e criticità sociale” di Enzo Capitani parla il presidente dell’Associazione “Le Querce di Mamre”.

 

Caro Enzo,
nell’organizzare la mia risposta parto dalla famiglia che a mio modo di vedere rappresenta l’unità minima di una comunità, spazio territoriale e relazionale all’interno del quale dovrebbero svilupparsi e realizzarsi nuove idee di convivenza civile. Perché senza una dimensione comunitaria non è fattibile, in questo momento storico, pensare di risollevare la situazione a livello socio-economico. Pertanto, in primo luogo occorre maggior coesione e partecipazione a livello comunitario, dove per comunità intendo sia i soggetti privati (famiglie, singoli individui e aziende), sia i soggetti pubblici, segnatamente quelli che si occupano del sistema di supporto socio-economico.
La questione è che nella società individualistica, nessuno si rende conto di essere responsabile del disagio degli altri (non preoccuparmi dell’altro e dei suoi problemi perché distanti da me, mi rende corresponsabile del suo destino e forse anche del mio in futuro). L’obiettivo primario è dunque di ritrovare la solidarietà verso gli altri come è sempre avvenuto durante le grandi calamità (guerre, catastrofi naturali, ecc.). La solidarietà è il collante che dà forma alla comunità.

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Famiglie e criticità sociale

A cura di Enzo Capitani

 
La nostra costituzione dedica alla famiglia una serie di articoli tra loro strettamente connessi con i quali i nostri costituenti intesero riconoscere la famiglia come realtà originaria e primigenia rispetto allo stato, mettendone inoltre in risalto le fondamentali e peculiari funzioni per lo sviluppo della persona, che in essa trova un contesto di reciproca solidarietà tra più generazioni.

La famiglia a tutt’ oggi, oltre ad esercitare numerose funzioni di utilità pubblica garantisce alla società la sua continuità in quanto luogo dove, oltre all’educazione, la persona apprende l’importanza della collaborazione e della solidarietà sviluppando le proprie capacità relazionali, legami di fiducia e di reciprocità.

Recentemente per questo è stata anche definita capitale sociale primario, per il suo contributo cruciale alla formazione del capitale sociale secondario, che si costituisce cioè in un secondo tempo, grazie alle reti di relazioni associative nella comunità:
è in famiglia infatti che si impara ad aspirare all’unità, a promuovere relazione, con la forza dell’accoglienza e la difesa dell’ individualità, nel riconoscimento delle fragilità e specificità della persona.

Nel periodo di crisi politica, economica e culturale che stiamo attraversando si rafforzano le paure, la sfiducia con conseguenti conflitti che portano alla disgregazione del tessuto sociale.

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