Nell’ambito del progetto “Dare credito alle persone” abbiamo chiesto ad alcuni operatori volontari di fare il punto della situazione sul fenomeno della povertà a Grosseto e sull’approccio e sulle modalità di intervento messe in atto attraverso il loro osservatorio privilegiato.
Di seguito viene riportata integralmente la breve intervista rivolta a Daniela Borracelli (neo presidente associazione Le Querce di Mamre Onlus e responsabile del servizio di ascolto e accompagnamento), Massimo Mazzi e Marco Pelletti (entrambi volontari del progetto Microcredito promosso da L’Altra Città e dalla Banca della Maremma Credito Cooperativo di Grosseto).
1. Chi sono gli utenti? Sono cambiati nel corso degli ultimi 18 mesi? Quali bisogni esprimono?
MAS: ricordo che i primi anni l’utenza era per lo più rappresentata da anziani in difficoltà con il pagamento delle utenze e per qualche affitto arretrato. Ricordo che, di norma, erano italiani.
Nell’ultimo anno e mezzo – secondo la mia percezione – sono aumentati notevolmente gli accessi di persone di origine straniera, che a mio avviso sono la maggioranza.
I bisogni sono spesso legati a mancati pagamenti di ratei di affitto o alla necessità di pagare le rate anticipate per la locazione di un alloggio. Spesso vengono richiesti prestiti per l’acquisto di auto usate che, per la scarsa organizzazione del trasporto pubblico, rappresentano sovente una necessità per raggiungere il posto di lavoro.
MAR: si, sicuramente un cambiamento c’è stato ultimamente. Allo sportello mi capita di avere davanti sempre più coppie giovani che, a causa della perdita di lavoro dell’uno o dell’altra, vivono un momento di difficoltà economica tale da non permettersi più di far fronte regolarmente alle spese ordinarie e/o straordinarie (affitto, spese mediche, corsi di formazione professionale, ecc.)
DAN: gli utenti dello sportello d’ascolto non sono molto cambiati nell’ultimo anno: c’è una maggioranza di famiglie extracomunitarie sopratutto di origine marocchina; forse, ripensandoci, sono in leggero aumento le famiglie italiane così come i single, soprattutto padri separati, che chiedono un alloggio temporaneo e che ospitiamo presso il piccolo Centro di Accoglienza situato all’interno della parrocchia del Cottolengo.
Rispetto ai bisogni, quello maggiormente espresso è senza dubbio un posto di lavoro per poi riuscire ad arrivare a pagare un affitto. Alcune persone ci chiedono di ascoltarle anche senza finalizzare al pacco viveri.
2. Assistenza (dipendenza) o empowerment (autonomia). A che punto siamo? I nostri servizi, progetti, attività creano più dipendenza o empowerment?
MAS: per la tipologia del nostro sportello non mi pare che si possa creare una dipendenza; ho trovato utile la professionalità dell’assistente sociale, con cui mi sono sentito in alcuni casi, e soprattutto del consulente legale, sempre disponibile in particolare con i canoni di locazione non pagati nelle case popolari e con notizie utili in caso di sfratti.
Riguardo al problema assistenza/autonomia è indubbio che il “sogno” dei volontari sia quello di accompagnare le persone verso l’autonomia; ma il microcredito è uno spicchio di attività sociale e nemmeno per tutti e per tutte le esigenze.
MAR: il microcredito non deve essere utilizzato per l’assistenza e per questo motivo, quando durante i colloqui mi accorgo che il prestito potrebbe avere questa finalità, cerco di indirizzare il richiedente presso altre articolazioni strutturate per questa precisa funzione (servizio sociale e organizzazioni caritative).
Il microcredito esiste proprio per aiutare l’autonomia e stimolare la capacità di cambiamento o semplicemente risollevarsi dopo un temporaneo momento di disagio. Mi è capitato di rincontrare a distanza di tempo persone che avevano ricevuto il prestito Microcredito e che grazie a quel piccolo aiuto (si parla al massimo di 2500 €) sono riusciti a mantenere quel livello di autonomia essenziale per non cadere nel vortice della disperazione.
DAN: in alcuni casi è giunta l’autonomia a seguito di un contratto di lavoro. Purtroppo non per tutti è così. In ogni caso, l’obiettivo è evitare l’assistenzialismo.
Con questo intento, alcune famiglie sono state orientate presso l’Emporio della Solidarietà (progetto volto alla responsabilizzazione dei consumi alimentari attraverso una modalità di “acquisto” dei prodotti a punti); per altre si è sospeso il servizio che durava da oltre un anno proprio per scongiurare la dipendenza.
Notiamo tuttavia che molte persone continuano ad appoggiarsi allo sportello del martedì per richiedere un pacco alimentare anche nei periodi brevi in cui hanno lavoro per integrare o risparmiare.
Forse il lavoro di ascolto e di accompagnamento con i detenuti presso la Casa Circondariale di Grosseto porta come frutto l’attivazione del processo di empowerment grazie all’ospitalità al Centro di Accoglienza Notturna, l’accompagnamento esterno durante i permessi premio e la continuazione del supporto a fine pena. Diamo fiducia all’individuo e lo aiutiamo ad uscire dalla situazione di solitudine.
3. “Dare credito alle persone” è il titolo del progetto che Caritas diocesana in collaborazione con Querce di Mamre e L’Altra Città (e altri soggetti del territorio) hanno avviato lo scorso gennaio. Ma le organizzazioni di volontariato e gli enti pubblici danno veramente credito (inteso come hanno fiducia) alle persone?
MAS: sul progetto “Dare credito alle persone” non so come rispondano altre associazioni di volontariato. Le strutture pubbliche – ma è una mia sensazione – fanno quel che possono con le scarse risorse che hanno a disposizione. Nell’attività di sportello non ho avvertito critiche verso i servizi; anzi, spesso le informazioni che davo (ad es. domanda per contributo affitto) erano già conosciute dagli utenti sia italiani che stranieri.
Sulla questione della fiducia, non saprei rispondere in maniera più approfondita, se non citando l’esperienza delle famiglie affiancanti le famiglie ospiti degli alloggi di via Adriatico e via Goldoni (il riferimento è al progetto Famiglie per le Famiglie promosso dalla Caritas diocesana un percorso di accompagnamento e di condivisione in cui famiglie che non sono afflitte da problemi economici mettono a disposizione un po’ del loro tempo e di se stesse per andare incontro a famiglie che, invece, versano in difficoltà) in cui “dare credito alle persone” è un po’ la parola d’ordine.
MAR: dare credito alle persone vuol dire investire nel futuro della nostra società e questo è il compito di questi Enti ed Organizzazioni. Per arrivare a darlo occorre però essere certi della presenza di uno strato di valori forti, condivisi. Quando però fenomeni di disagio, dalle varie sfaccettature, minano queste fondamenta, ricostituirli diventa un lavoro paziente, duro ed arduo che senza un’armonia, una partecipazione ed una continua sinergia tra questi Enti ed Organizzazioni non è possibile realizzarlo.
DAN: credo che dare fiducia sia essenziale anche in quei casi in cui la persona tende ad approfittarsene. In generale, notiamo poca fiducia verso le istituzioni; mentre, nei confronti delle associazioni di volontariato talvolta c’è n’è troppa, nel senso che le persone si aspettano che siamo noi a risolvere i loro bisogni.
Qua
nto al progetto “Dare credito alle persone”, la mia opinione è che le persone abbiano riposto molta speranza (più che fiducia) in questo intervento progettuale; da parte nostra (intesi come associazione partner del progetto), speriamo che la fiducia data ad alcuni dei richiedenti possa essere ricambiata con impegno e responsabilità.