L’agricoltura sociale produce un miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali e incide sullo sviluppo di comunità per mezzo della produzione di capitale sociale.
Tradizionalmente l’agricoltura non si caratterizza soltanto per la capacità di produrre alimenti, ma anche di fornire beni e servizi immateriali, suscettibili non tanto di una valutazione economica quanto piuttosto di un’utilità sociale in grado di offrire risposte ai bisogni dei cittadini. In questa prospettiva, l’agricoltura sociale esprime il ruolo dell’agricoltura nell’ambito dei servizi alla persona, unendo la funzione produttiva alla capacità di promuovere benessere dal punto di vista fisico e relazionale, indipendentemente dalle abilità delle persone.
Il progetto A.S.S.I. è stato promosso da un partenariato misto pubblico/privato guidato dalla cooperativa sociale “Solidarietà è Crescita” e finanziato nell’ambito Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana – MISURA 19 LEADER GAL F.A.R. Maremma – Bando della sottomisura 16.9 “Diversificazione attività agricole in attività riguardanti l’assistenza sanitaria, l’integrazione sociale, l’agricoltura sostenuta dalla comunità”.
Esso ha visto la realizzazione di attività di animazione sociale rivolta a persone fragili che vivono nei contesti rurali al fine di promuoverne benessere ed inclusione. Nello specifico, l’intervento progettuale si è sostanziato nell’apertura di un laboratorio di animazione attraverso l’agricoltura presso due aziende agricole della provincia di Grosseto: “Terra Nuova” posizionata a pochi chilometri di distanza dalla frazione di Arcille nel comune di Campagnatico e “Cutignolo”, situata nell’omonima località nel comune di Orbetello.
Per ognuno dei due laboratori era prevista la partecipazione di un minimo di sei soggetti “fragili” da coinvolgere in varie attività a seconda della vocazione produttiva aziendale: dalla preparazione del verde ornamentale ai piccoli bouquet, dalla realizzazione di cassette con prodotti orticoli a piccole esperienze nell’orto o nell’oliveto.
Nell’arco delle attività laboratoriali, i destinatari sono stati affiancati da specifiche figure capaci di garantire loro un pieno supporto: un operatore agricolo con expertise tecnica e relazionale e un animatore/operatore socio-educativo con il compito di progettare nel dettaglio le attività, gestire il gruppo, monitorare costantemente l’andamento dell’intervento e intervenire all’occorrenza.
Le attività sono state svolte sia in uno spazio esterno predisposto alla coltivazione orticola e alla semina, sia in spazi interni composti da una stanza-laboratorio e una cucina adibita alla predisposizione di cassette di verdura.
All’attività animativa attraverso l’agricoltura, sono state affiancate, nei giorni di pioggia o con temperature particolarmente rigide (specie, nei mesi invernali), attività artistico-decorative, comunque strettamente correlate all’ambito agricolo. In linea generale, sono state infatti preferite le attività all’aperto che si presentavano più dinamiche e stimolanti, in cui tutto il gruppo era coinvolto, rispetto alle attività di tipo laboratoriale che si presentano come un lavoro più individuale e statico.
I partecipanti hanno un’età compresa tra i 18 e i 55 presentano condizioni eterogenee: soggetti con disagio mentale, giovani adulti con deficit cognitivi e migranti richiedenti asilo ospitati presso il CAS situato all’interno della proprietà.
Nonostante qualche criticità nella fase iniziale, il laboratorio di animazione attraverso l’agricoltura allestito a Sant’Antonio ha rappresentato una risorsa per il territorio, per le famiglie di una comunità rurale, per i servizi territoriali e per un gruppo di persone che, senza la proposta socio-educativa offerta, avrebbero subito in maniera significativa gli effetti della coda pandemica. Tra le buone prassi operative registrate nel corso dell’intervento progettuale meritano di essere menzionate:
- l’inserimento efficace delle attività laboratoriali nel contesto aziendale che ha permesso ai partecipanti di interagire spontaneamente perfino con i dipendenti dell’aziende agricola;
- la natura polifunzionale dei percorsi laboratoriali che ha consentito ad ogni partecipante di trarre vantaggio da quanto proposto a prescindere dall’effettiva permanenza;
- la trasformazione del servizio di navetta in uno spazio privilegiato in cui l’operatore sociale ha avuto l’opportunità di raccogliere gli umori, di prestare un ascolto maggiormente qualificato e orientato, di decostruire punti di vista artefatti;
la sperimentazione di un protocollo operativo che prevede: un colloquio conoscitivo in ingresso con la persona, la famiglia e/o l’operatore che l’ha in carico; la contestuale compilazione di una scheda personale; la definizione degli obiettivi personali in collaborazione con i servizi territoriali; il contatto periodico con le figure professionali di riferimento con l’obiettivo di aggiornarle sui percorsi individuali di ogni utente; la predisposizione di un report sintetico a fine mese per ogni laboratorio; la documentazione delle attività attraverso scatti fotografici e videoriprese.