Il corso Scuola di scuola è iniziato con le prime lezioni brevi e con un seminario che ha coinvolto i partecipanti in una discussione sulla didattica a distanza praticata durante questo mese di chiusura delle scuole.
Al corso partecipano insegnanti (e non solo) di varia provenienza geografica, che lavorano in scuole di diverso ordine e grado, la cui situazione è variegata, rappresentativa della difformità del sistema nazionale di istruzione, che diversamente dal sistema sanitario ha mantenuto caratteristiche unitarie ma che di fatto è affidato alle singole istituzioni scolastiche autonome, la cui fragilità – sulle cui responsabilità ci sarebbe molto da discutere – tende ad esaltare le differenze e a far emergere i casi di eccellenza (laddove ci sono gruppi dirigenti competenti e organizzati, e anche dove la scuola può contare su un tessuto sociale coeso e attento ai bisogni educativi) o quelli mediocrità, sulle cui cause converrà soffermarsi alla fine dell’emergenza sanitaria.
La discussione, utile per tutti al fine di sintonizzarci attraverso la condivisione delle rispettive esperienze, ha fatto emergere soprattutto un paio di elementi positivi, che hanno messo d’accordo tutti i partecipanti. Intanto, questa situazione ha messo in evidenza la necessità di lavorare insieme, tra docenti e docenti, ma anche con i dirigenti e i tecnici, tutto il personale della scuola, rompendo gli schemi delle discipline e concentrando l’attenzione sulla finalità comune: l’apprendimento. Questa emergenza, hanno rilevato alcune delle docenti coinvolte, ci ricorda che dobbiamo andare all’essenziale, spingendoci a individuare cosa davvero è necessario che gli studenti apprendano, tralasciando le consuetudini e i segni esteriori (il voto, la pagella, gli apprendimenti espliciti, dichiarativi) per mettere al centro la relazione educativa, l’esperienza di apprendimento.
Per gli insegnanti di italiano – la maggioranza di noi – significa aver chiaro, per esempio, che in questo momento dobbiamo far leggere e scrivere gli alunni, e sostenerli nel metodo di studio, la metacognizione. Spiegare, fare lezione, insistere su un determinato autore sono azioni che mostrano tutta la loro caducità di fronte all’esigenza di andare all’essenziale. E poi conoscersi, conoscere a fondo i nostri alunni, capirne i bisogni e le risorse, sapere quali sono i vincoli con cui devono fare i conti. Senza aspettare di scoprirli durante la prossima emergenza.